Chiang Rai

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Torniamo da Ayutthaya lunedì 25 luglio alle 5 e alle 8,30 abbiamo il pullman di notte per Chiang Rai (che teoricamente impiega 12 ore). Il piano inizialmente era quello di prendere il treno fino a Chiang Mai (che dicono sia molto caratteristico attraversando tutta la giungla, da osservare dal finestrino) e poi il pullman da Chiang Mai a Chiang Rai. Purtroppo, però, ci siamo svegliati troppo tardi per prenotare il treno, e ormai non c'era più posto quel giorno (quindi ovviamente raccomandiamo, se avete intenzione di prendere il treno, di prenotare largamente in anticipo). 

La compagnia con cui viaggiamo è Bangkok Busline: spendiamo meno di 18 euro a testa, viaggiamo veramente comodissimi; il sedile, con massaggio annesso, è reclinabile fino a diventare un letto, ci portano mille cose da mangiare e ci svegliamo solo verso le 6,30, quando siamo ormai quasi arrivati. La natura che ci circonda è completamente diversa da quella di quando siamo partiti: siamo veramente in mezzo alla giungla.
Arriviamo a Chiang Rai per le 7,30, in perfetto orario per goderci tutta la giornata. Prendiamo un song-taew che ci porta all'albergo in mezz'ora per 4 euro, e si ferma pure a farci cambiare i soldi per strada. 

Facciamo colazione velocemente nella guesthouse in cui stiamo, Kanlaya Place, un posto veramente carino, in pieno centro ma immerso nella natura, gestito da una coppia, lei thailandese, lui scozzese, molto disponibile e accogliente. 
Ci chiamano un taxi con cui ci accordiamo perché ci porti alle cascate Khun Korn, ci aspetti un paio d'ore e ci porti al White Temple, simbolo di Chiang Rai, per 700 baht (meno di 20 euro). 

Arriviamo alle cascate in un'oretta, facciamo una camminata di quaranta-quarantacinque minuti nella giungla, in mezzo a piante e animali mai visti prima, e arriviamo in un paesaggio da film. Una cascata di 25-30 metri immersa nel verde. Ci siamo solo noi, l'acqua e il rumore degli animali. 
Ma ben presto a interrompere la nostra quiete e a "rovinare" la scena idilliaca, un gruppo di circa 30 turisti di nazionalità miste arriva alla cascata. 


Torniamo dal nostro autista che ci aspetta e partiamo alla volta del Tempio Bianco
È impossibile non notarlo da lontano: bianco e sbarluccicante (è forse la parola migliore per descriverlo, essendo interamente coperto di piccoli frammenti di specchi per farlo brillare alla luce del sole). È un tempio buddista che percorre ideologicamente il passaggio dall'inferno al paradiso, con un viale circondato da sculture di mani che cercano di afferrarti, arricchite da piccoli dettagli e particolari che rendono l'immagine ancora più terrificante. Per arrivare al paradiso bisogna passare per l'inferno, è l'idea dietro questo tempio, che ha sì caratteristiche completamente differenti rispetto a tutti i templi che abbiamo visto finora, ma che ha una estetica dell'eccesso un po' troppo esagerata per un occhio abituato all'arte occidentale. 


Arriviamo la sera stanchi morti, cerchiamo un ristorante il più vicino possibile, e troviamo una
vietta molto carina con vari ristoranti e bar. Optiamo per un hamburger in un posto all'aperto, molto buono e abbastanza economico per gli standard di cucina occidentale in Thailandia. 

La nostra giornata si conclude con una passeggiata di ben 10 minuti in centro, che ci riporta alla guesthouse per le 10. 

Il giorno dopo cominciamo la giornata con una visita al mercato di Chiang Rai, decisamente poco turistico e molto più "locale" di qualsiasi altro mercato abbia visitato in Thailandia. Tornando a casa ci fermiamo a prelevare al bancomat, cosa che per imprevisti vari ci porta via quelle due o tre ore che ci fanno arrivare al Tempio Nero in perfetto orario per avere il sole più caldo della giornata sulla testa.
La Black House, o Black Temple, è costituita da diverse strutture in legno nero e marrone che rappresentano una rilettura in chiave moderna e molto personale del buddismo secondo l'artista thailandese Thawan Duchanee. La casa ha una struttura molto cupa, resa ancora più tetra dalla presenza di scheletri di teste e da ossa di animali, da lunghe pelli di serpente usate come runner da tavola e sedie fatte da corna di cervo.

Torniamo dal Black Temple per goderci uno dei must per i turisti in Thailandia: un Thai Massage. Come ogni volta dopo un Thai Massage usciamo dal centro rigenerate, rilassate e con l'idea che qualsiasi cosa abbiano fatto al nostro corpo, ora sia meglio di prima.

Il senso di assoluto chiarore e luminosità da una parte; la cupa fisicità degli ambienti e degli scheletri dall'altra: il tempio bianco e il tempio nero concentrano e mostrano, a distanza di pochi chilometri e immersi in un ambiente ancora naturale, l'inesorabilità di un ciclo di vita fatto di vita e di morte: benvenuti a Chiang Rai.


We came back from Ayutthaya on Monday, the 25th of July at 5 pm, and at 8, 30 pm we had the night bus to Chiang Rai (which in theory takes 12 hours). The plan, initially, was to take a train to Chiang Mai (which they say to be very characteristic to watch from the window, crossing the jungle) and then the bus from Chiang Mai to Chiang Rai. Unfortunately, though, we woke up late, and there wasn’t any seat available for that day (so, of course, we recommend, if you wish to get the train, to book largely in advance).

The company we travelled with is Bangkok Busline: we spent less than 18 euros per person, travelling really comfortably. The seat, with annexed massage, is reclining to become a bed, they took us plenty of things to eat and we woke up only around 6, 30 am, when we almost arrived. The surrounding nature is completely different from where we left: we really are in the middle of the jungle.
We got to Chiang Rai at 7, 30, early enough to enjoy the all day. We got a song-taew, which took us to the hotel in half an hour for 4 euros, and also stopped to allow us to change money.

We had a quick breakfast in the guesthouse where we stayed, Kanlaya Place, a really nice place, in the city center but deep in the nature, managed by a couple, she is Thai, he is Scottish, both really welcoming and willing.
They called us a taxi driver, who agreed to drive us to the
Khun Korn waterfall, to wait for us for a couple of hours and then to take us to the White Temple, symbol of Chiang Rai, for 700 baht (less than 20 euros).

We reached the waterfall in less than an hour, we walked for 40-45 minutes in the jungle, in the middle of plants and animals never seen before, and we got to a movie landscape. A 25-30 meters’ waterfall deep in the green. There were just us, the water and the sound of the animals.
But very soon to interrupt our calm and to “ruin” the idyllic scene, a group of around 30 tourists of mixed nationalities arrived at the waterfall.

We came back to our driver waiting for us and we left to the White Temple. It’s impossible not to see it from far: glittering and white, completely covered of small pieces of mirror to make it shine at the sunlight. It’s a Buddhist temple which ideologically travels the transfer from hell to heaven, with a boulevard surrounded by sculptures of hands trying to reach you, enriched by small details and elements making the picture even more terrifying. To get to paradise, you need to go through hell, is the idea behind this temple; which has completely different characteristics compared to all the temples we had seen before, but with an aesthetic of the excess a little too exaggerated for an eye used to western art.

We got at night exhausted, we looked for a restaurant as close as possible, and we found a small street with several restaurants and bars. We opted for a hamburger in an open air place, very good and pretty cheap to western cuisine standards in Thailand.

Our day finished with a 10 minutes’ walk, taking us back to the guesthouse by 10 pm.
The day after we began with a visit to the Chiang Rai market, definitely less touristic and more “local” than any other market we had visited in Thailand. Coming back home we stopped to withdraw money at the ATM, which, for several accidents, took us those two-three hours to make us arrive at the Black Temple right on time to have the hottest sun on our head.

The Black House, or Black Temple, is constituted by different black and brown wood structures representing a rereading in modern and very personal, key of Buddhism according to Thai artist Thawan Duchanee. The house has a really gloomy structure, made even gloomier by the presence of skulls and animal bones, by long snake leathers used as table runners and chairs made out of deer horns.

We got back from the Black Temple to enjoy one of the top things to do for tourists in Thailand: a Thai massage. As every time after a Thai massage we went out reinvigorated, relaxed and with the idea that whatever they did to our body, now it is better than before.


The feeling of absolute clarity and brightness on one hand, the gloomy physicalness of the spaces and of the skeletons on the other: the White Temple and the Black House concentrate and show, a few kilometers far away and deep in a still-natural environment, the relentlessness of a history cycle made of life and death: welcome to Chiang Rai.

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