First stop: Bangkok

Arrivo il 25 dicembre a Bangkok, dopo 17 ore e un volo quasi perso a New Delhi perch é  mi sono addormentata in aeroporto.  Prendo...




Arrivo il 25 dicembre a Bangkok, dopo 17 ore e un volo quasi perso a New Delhi perché mi sono addormentata in aeroporto. 


Prendo un taxi per il centro e inizio a realizzare che mi trovo dall'altra parte del mondo: la guida é a destra, i taxi sono fucsia o verdi, i camion hanno mille luci di ogni colore, l'autista non parla inglese. 

Sto in un albergo con Simona (che é venuta a trovarmi anche a Lisbona) che starà a Bangkok qualche giorno coi genitori e la sorella prima di spostarsi nelle isole. Lascio i bagagli e usciamo subito. 



Khaosan Road. Migliaia di persone da ogni parte del mondo, tutte lì con la sola idea di fare festa. Non puoi fare tre metri che qualcuno ti ferma, per offrirti degli scorpioni fritti, ping pong show o secchielli di vodka. Centinaia di voci, musiche diverse da un bar a un altro, suoni di ogni tipo. E a ogni metro una bancarella con cibo diverso, dal pad thai, agli spring rolls, al gelato nella noce di cocco, ai succhi di frutta. Odori che non riesci a collegare a un cibo in particolare, semplicemente perché é una cosa che non ti appartiene, é talmente lontana da quello a cui sei abituato. 

Ma dalla caotica Khaosan Road e dal centro, sembra di trovarsi in un altro mondo appena si entra in un tempio. Fuori tutti i peggio rumori, ma appena entrati é il silenzio, la pace. 

É il fascino di una città che deve stare al passo con la ricerca esasperata del massimo divertimento per gli occidentali, e il rispetto per la religione e per la cultura pura, genuina ed autentica.

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