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vocabolario dell'immigrato italiano in Australia
mercoledì, maggio 18, 2016
English version below -
Immaginate una vecchietta con poche energie che passa le giornate a fare la maglia. Ecco, dimenticatevela. Zia Maria è tutto tranne che con poche energie. E tutte quelle che ha le mette nelle cose che ama: nel cibo, nel prendersi cura della sua famiglia e nel parlare. E sull'ultima si potrebbe scrivere un libro.
Comincio col dire che, nonostante sia in Australia da più di 50 anni, non ha mai imparato l'inglese. Certo, sa qualche parola, ma per lo più fa un misto tra inglese e italiano (italiano tra virgolette, diciamo più dialetto). Il risultato è qualcosa di fantastico, che meriterebbe di essere Patrimonio dell'Umanità. E tra l'altro ho scoperto che lei e mio zio non sono gli unici, ma che gran parte degli immigrati di vecchia generazione parla così. All'inizio mi chiedevo se i vocaboli che non capivo fossero in inglese o in dialetto (come mia nonna è della provincia di Salerno, e io che lo capisco sono fortunata, altrimenti per uno che non lo conosce non è poi così semplice), poi ho realizzato che poteva essere l'uno o l'altro, o entrambi insieme. "Vieni azziasua che ti faccio nu sanguiccio". Ma che sarà mai un sanguiccio? L'ho scoperto solo quando me lo sono trovata nel piatto: un toast (dall'inglese sandwich). E così tantissimi termini della cucina: gli squiz (totani, da squids), le pinazze (noccioline, da peanuts), la meddonazza (ancora non ho capito se si intende un hamburger in generale o solo quello di McDonald's), gli apricozzi (albicocche, da apricots), i veggetabbili (le verdure), la checca (torta) e via così.
E parlando con una mia amica italiana che viveva con i parenti, mi ha detto che i suoi zii usavano le stesse parole dei miei! La marketta (mercato), "ho parcato la macchina", la iarda (l'orto, da yard), la grosseria (negozio di alimentari, da grocery), il kemista (farmacista, da chemist).
Credo che le nazionalità abbiano però il diritto d'autore di mia zia: la ciainis (cinese), la germanese (tedesca), la brasilera, eccetera.
Ma la migliore è stata quando la sorella di zio Carmine ha portato tre marmellate fatte da lei: mammellata di limone, mammellata di arage e mammellata di apricozzi. E zia Maria mi assicura: "azziasua queste mangiale che sono buone, sono fatte in casa, dazzimedda (non importa, da "doesn't matter") che c'è lo zucchero, non ne tengono di preservativi!". La amo.
Visualize a short old lady, with a little energy left, who spends her days sewing. Well, forget her. Zia (aunt) Maria is everything but with a little energy. And all the energy she has, she puts it in things she loves: in food, in taking care of her family and in talking.
And about the last one, I could write a book.
I begin with saying that, although she's been living in Australia for the past 50 years, she has never learnt English. Of course, she knows some words, but mostly she makes a mix of English and Italian (quote unquote Italian, let's say dialect). The outcome is something amazing, that would deserve to be World Heritage. And, furthermore, I found out that my aunt and my uncle are not the only ones, but that a lot of old generation immigrants talk like that. At the beginning I wondered if the words I didn't get were in English or in dialect (from the province of Salerno, where my father comes from, which is not the easiest language), then I realized it could be one or the other, or both together. "Sanguiccio" instead of toast (in Italian) by the English sandwich; squiz (from squids, which in Italian is "totani"), pinazze (from peanuts, in Italian "noccioline"), meddonazza (from McDonald's, it would be an hamburger), apricozzi (from apricots, in Italian "albicocche"), and so on.
And talking to my Italian friend living with her relatives, she told me that her uncles used the same words as mine! La marketta (market, in Italian "mercato"), parcare (to park, in Italian "parcheggiare"), la iarda (the backyard, "orto" in Italian), la grosseria (grocery shop, in Italian "negozio di alimentari"), il kemista (the chemist, in Italian "farmacista").
I think my auntie is the only one doing the same with nationalities: la ciainis (Chinese, in Italian "cinese"), la germanese (German, in Italian "tedesca"), la brasilera (Brazilian, in Italian "brasiliana").
I just love her.
Immaginate una vecchietta con poche energie che passa le giornate a fare la maglia. Ecco, dimenticatevela. Zia Maria è tutto tranne che con poche energie. E tutte quelle che ha le mette nelle cose che ama: nel cibo, nel prendersi cura della sua famiglia e nel parlare. E sull'ultima si potrebbe scrivere un libro.
Comincio col dire che, nonostante sia in Australia da più di 50 anni, non ha mai imparato l'inglese. Certo, sa qualche parola, ma per lo più fa un misto tra inglese e italiano (italiano tra virgolette, diciamo più dialetto). Il risultato è qualcosa di fantastico, che meriterebbe di essere Patrimonio dell'Umanità. E tra l'altro ho scoperto che lei e mio zio non sono gli unici, ma che gran parte degli immigrati di vecchia generazione parla così. All'inizio mi chiedevo se i vocaboli che non capivo fossero in inglese o in dialetto (come mia nonna è della provincia di Salerno, e io che lo capisco sono fortunata, altrimenti per uno che non lo conosce non è poi così semplice), poi ho realizzato che poteva essere l'uno o l'altro, o entrambi insieme. "Vieni azziasua che ti faccio nu sanguiccio". Ma che sarà mai un sanguiccio? L'ho scoperto solo quando me lo sono trovata nel piatto: un toast (dall'inglese sandwich). E così tantissimi termini della cucina: gli squiz (totani, da squids), le pinazze (noccioline, da peanuts), la meddonazza (ancora non ho capito se si intende un hamburger in generale o solo quello di McDonald's), gli apricozzi (albicocche, da apricots), i veggetabbili (le verdure), la checca (torta) e via così.
E parlando con una mia amica italiana che viveva con i parenti, mi ha detto che i suoi zii usavano le stesse parole dei miei! La marketta (mercato), "ho parcato la macchina", la iarda (l'orto, da yard), la grosseria (negozio di alimentari, da grocery), il kemista (farmacista, da chemist).
Credo che le nazionalità abbiano però il diritto d'autore di mia zia: la ciainis (cinese), la germanese (tedesca), la brasilera, eccetera.
Ma la migliore è stata quando la sorella di zio Carmine ha portato tre marmellate fatte da lei: mammellata di limone, mammellata di arage e mammellata di apricozzi. E zia Maria mi assicura: "azziasua queste mangiale che sono buone, sono fatte in casa, dazzimedda (non importa, da "doesn't matter") che c'è lo zucchero, non ne tengono di preservativi!". La amo.
Visualize a short old lady, with a little energy left, who spends her days sewing. Well, forget her. Zia (aunt) Maria is everything but with a little energy. And all the energy she has, she puts it in things she loves: in food, in taking care of her family and in talking.
And about the last one, I could write a book.
I begin with saying that, although she's been living in Australia for the past 50 years, she has never learnt English. Of course, she knows some words, but mostly she makes a mix of English and Italian (quote unquote Italian, let's say dialect). The outcome is something amazing, that would deserve to be World Heritage. And, furthermore, I found out that my aunt and my uncle are not the only ones, but that a lot of old generation immigrants talk like that. At the beginning I wondered if the words I didn't get were in English or in dialect (from the province of Salerno, where my father comes from, which is not the easiest language), then I realized it could be one or the other, or both together. "Sanguiccio" instead of toast (in Italian) by the English sandwich; squiz (from squids, which in Italian is "totani"), pinazze (from peanuts, in Italian "noccioline"), meddonazza (from McDonald's, it would be an hamburger), apricozzi (from apricots, in Italian "albicocche"), and so on.
And talking to my Italian friend living with her relatives, she told me that her uncles used the same words as mine! La marketta (market, in Italian "mercato"), parcare (to park, in Italian "parcheggiare"), la iarda (the backyard, "orto" in Italian), la grosseria (grocery shop, in Italian "negozio di alimentari"), il kemista (the chemist, in Italian "farmacista").
I think my auntie is the only one doing the same with nationalities: la ciainis (Chinese, in Italian "cinese"), la germanese (German, in Italian "tedesca"), la brasilera (Brazilian, in Italian "brasiliana").
I just love her.
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