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Second week at the beach
venerdì, luglio 28, 2017English version below -
Sono passate due settimane da quando siamo arrivati, e al gruppo nel frattempo si è aggiunto Roy, il ragazzo di Anna, che è arrivato il 21 e resterà fino al 29.
Due settimane sono abbastanza per stabilire una routine, anche in vacanza. La mattina si scende in spiaggia, in genere io sono la prima a scendere perché amo camminare sulla sabbia e godermi la spiaggia deserta. Piano piano arrivano gli altri: chi prende la colazione con molta calma, chi si sveglia a mezzogiorno, chi va a fare la spesa per il pranzo. In spiaggia io passo gran parte del tempo in acqua, o con i bambini o da sola sul materassino, ma non importa quanto lontano io vada: comunque ad un certo punto i bambini arrivano e cercano di ribaltarmi.
In genere tutti salgono a mangiare per pranzo, ma io spesso mangio in spiaggia, perché quando salgo poi non torno più giù fino alle 5 almeno. Nonostante la spiaggia sia a 3 minuti dalla casa. Ma dopo mangiato sembrano i 3 minuti più lunghi della storia.
Il pomeriggio c'è chi scende in spiaggia subito dopo mangiato, chi dorme (io, quando non mi tormentano i bambini), i bambini vengono obbligati a fare i compiti, e io ne subisco le conseguenze più di tutti dovendo aiutarli.
Verso le 4:30-5:00, tutti scendono in spiaggia. Per fare un bagno quando il sole non scotta più, per giocare a racchettoni o a bocce, per un caffè al bar prima dell'evento che segna la giornata: la partita di pallavolo. Sia per chi gioca, che per chi guarda, è il momento più atteso da tutti. Non tanto per la competizione, quanto più per le risate.
È il momento in cui anche i grandi tornano bambini, ma per fortuna ci sono le mamme a ricordarci che "è ora di andare che è buio", che "non possiamo cenare ogni giorno alle 22:00".
E se c'è una routine, la sera è il periodo che meno la rispetta.
Perché tra una sera un giro in centro, una l'aperitivo a tema, qualche cena fuori e il gioco dei lupi, praticamente non ci si abitua, e non ci si stanca, mai.
Two weeks have passed since we arrived, and meanwhile also Roy, Anna's boyfriend, joined the group.
Two weeks are enough to establish a routine, even on holiday. The morning we go to the beach: usually I am the first one because I love to walk on the sand and enjoy the desert beach. Little by little, also the others come: who takes breakfast super easy, who wakes up at midday, who goes for grocery shop for lunch. At the beach, I spend most of my time in the water, either playing with the kids (who are no longer kids actually), either alone on a floating. But it doesn't matter how far I go: at some point the kids come and try to capsize me.
Usually, everyone goes back home for lunch, but me. I often eat on the beach, mostly because when I go home, then I don't go back to the beach at least before than 5 pm. Despite the beach is 3 minutes far from home, but after lunch they seem the longest three minutes ever.
During the afternoon, some go back to the beach right after lunch, some get some rest (me, when I am not tormented by the kids), kids are forced to do their homework, and I suffer the consequences more than anyone else, having to help them.
Around 4:30-5:00 pm, everyone goes back to the beach. To have a swim when the sun is no longer burning, to play with rackets or wooden balls, to have a coffe before the event that marks the day: the volleyball match. Both for who play, and for who watch, it is the most awaited moment by everyone. Not so much for the competition, but for the laughs. It's the moment when also adults become children again. But luckily moms are there to remind us that "it's time to leave, it's dark", "we cannot have dinner everyday at 10 pm!".
If there is a routine, the night is the moment that respects it the least. Because in a night a tour in the city center, a themed aperitif, a few dinners out and "Lupus in Fabula" (a game like "Mafia"), basically we never settle into anything, and we never get bored.
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