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One week in Barcelona: part I
martedì, agosto 29, 2017
Dal 24 settembre sono a Barcellona, dove resterò una settimana esatta, per lavorare ad
un evento e per sistemare alcune cose.
Resterò a casa di
Davide, un mio ex-compagno di corso, che è rimasto a Barcellona. Arrivo il 24
sera, un giovedì, e mi sono messa d’accordo
con Davide ed un’altra nostra ex-compagna di corso, Laura, per vederci.
Dopodiché io ero già d’accordo per andare a ballare con un altro amico, che
sarebbe venuto al Bling Bling con
dei suoi amici.
Dormo tre ore e vado
a ritirare l’uniforme per l’evento,
che sarebbe iniziato il giorno dopo. L’evento è un congresso di Cardiologia molto grande che si svolge a Fira, uno degli spazi eventi più grandi
di Barcellona. È un evento di 4 giorni,
dal sabato al martedì, che ospiterà intorno alle 30 mila persone.
Nel pomeriggio
esco per andare a prendere un caffè e per fare una camminata sulla Rambla, tappa fissa di ogni mio ritorno
a Barcellona. Ma che questa volta ha un’aria completamente diversa. La Rambla non sarà mai più la stessa: l’atmosfera
di festa, di sguardi persi nella bellezza dei palazzi che la fiancheggiano, di
passi lenti, di gelati e snack lungo il cammino, hanno lasciato spazio alla
profonda tristezza, alla melanconia, al clima di angoscia e dolore. Una città distrutta, ma che si stringe
in un abbraccio che la scalda poco a poco, che le dà la forza di andare avanti.
E Barcellona va avanti, e lo prova con
una dimostrazione in cui migliaia e migliaia di persone si riversano nelle
strade sotto lo slogan: “Non abbiamo
paura”.
Torno a casa di
Davide verso le 20.30, e vado a cena con
lui e i suoi coinquilini. Andiamo a mangiare un po’ di tapas e passiamo una
serata tranquilla in compagnia. Quando torno a casa sono distrutta, mi butto a
letto e mi addormento in 10 minuti.
Il giorno dopo faccio
tutto con calma: esco di casa alle 10 e inizio a lavorare alle 11.00. Il lavoro è piacevole, sono in uno
stand con altre due hostess, due ragazzi del bar e il gruppo
dei ragazzi che si occupano della manutenzione, che sono 6/7.
Le giornate passano
in fretta, se non fosse per il dolore ai
piedi: alterno un paio di tacchi e delle ballerine, ma non so quale dei due
sia più scomodo. Sono arrivata al quarto giorno con una vescica per ogni dito,
e le unghie distrutte. Non so neanch’io
come ho fatto ad arrivarci al quarto giorno.
Since September
24th, I am in Barcelona, where I
will stay one week, to work in an
event and to figure out a few things.
I am staying at a friend’s place: Davide, who was in
my class and is now working in Barcelona. I arrived on Thursday night, and I had already agreed to meet up with Davide and
another girl in our class, Laura. After that, I went to Bling Bling with another friend of mine, Lollo, who came there with
other friends.
I came back home at 5.30-6.00 and I didn’t have the keys. I had two
possibilities: the first one, the most reasonable one, press the intercom and
wake some of Davide’s flat mates up to open the door. Or the second one, not to
wake up anyone and wait outside the front door until Davide would have got up
to go to work. Obviously, I went for the
second one. And slept in front of
the entrance until 7 am, inspiring God knows what conjectures among the
passersby.
I slept three hours and went to pick up the uniform for the event, which would have started
the day after. The event is a big Congress
of Cardiology taking place in Fira,
one of the biggest spaces for events in Barcelona. It’s a four days event, from Saturday to Tuesday, which hosts about 30
thousand people.
In the afternoon, I went out to go to have a coffee
and have a walk on the Rambla, milestone
of my returns to Barcelona. But this time it was different. The Rambla will
always be different. It won’t ever be
the same. The party vibes, the looks lost in the beauty of the buildings,
the slow walks, the ice-creams and snacks along the way, leave room to the deep
sadness, to the mood of melancholy, to the anguish and sorrow. A devastated city, but embraced in a
hug that warms it up little by little, giving it the strength to move on.
And Barcelona
moves on, and proves it with a demonstration with thousands and thousands
of people filling the streets using the slogan: “We are not afraid”.
I came back home at 8.30 pm, and went dinner with Davide and his flatmates. We went to have a few
tapas and we spent a cool night together. I got at home dead-tired, I touched
the bed and fell asleep in 10 minutes.
The day after I took it easy: I left home at 10.00 am
and started to work at 11.00. The work
was nice, I was in a stand with other two hostesses, two guys at the bar
and the group of guys taking care of maintaining.
The days went fast, if it wasn’t for the pain in my feet: I alternated a pair of
high heels and a pair of ballerinas, but I don’t know what was the worst.
I got to the fourth day with a blister per finger, and
the nails destroyed. I don’t even know
how I got to the fourth day.
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