Best restaurant in Bangkok: Krua Apsorn

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English Version Below - Entriamo in quello che Lonely Planet dice essere il migliore ristorante di Bangkok. La prima impressione è quella di un posto che il turismo non è ancora riuscito a cambiare: se non fosse per le foto di recensioni alle pareti sembrerebbe un normalissimo ristorante thailandese.

Io e Mila ordiniamo un fried rice con i granchi, Nana un green curry e poi una omelette con i granchi da dividere tra tutte e tre. Il riso è ottimo, il migliore che abbia provato da quando sono in Thailandia, ma il green curry di Nana è illegale,  è una di quelle cose che non vorresti mai finire.

Il fried rice è riso soffritto con cipolla, polpa di granchio, piselli, carote, uova, qualche foglia di insalata o erba a me sconosciuta e qualche salsa thailandese. Spesso capita che il granchio non si senta nemmeno, lì si sente, e si sente quanto sia fresco. La stessa cosa vale per l’omelette: il granchio è l’ingrediente principale, che dà sapore e sostanza al tutto. Ma, sarà che venivo da una settimana in cui avevo mangiato 10 uova, l’omelette mi è risultata un po’ pesante.

Il green curry viene fatto in moltissimi modi differenti in Thailandia: a volte è asciutto, a volte è una zuppa. Questo era una zuppa piccante di green curry con pollo, patate e altre verdure accompagnata da riso. Il “piccante” thailandese spesso è troppo, a livello che non si riesce nemmeno a mangiare: per questo una delle poche espressioni che abbiamo imparato è “Mai Pet”, no piccante, che tradotto in linguaggio comune è piccante, ma non troppo. Qui il livello di piccante era in equilibrio perfetto con il resto dei sapori. Allo stesso modo, spesso, il pollo nel green curry è pochissimo, oppure c’è qualche parte strana (in quel caso meglio non chiedere neanche cos'è), ma lì era nella giusta quantità e con un sapore che abbiamo cercato in tutti i green curry che abbiamo mangiato da lì in poi.



Un’esplosione di sapori, che non appartengono propriamente alla nostra cultura, per questo spesso è difficile legare il gusto ad un ingrediente, perché magari è una salsa, o un insieme di salse, che da noi non si trova nemmeno. E questo è da una parte il brutto, ma dall'altra il bello, di sapere che probabilmente non troverai mai quel gusto da nessun’altra parte, che lo puoi ritrovare solo nella memoria, ricordandoti di quel momento, di quel giorno, di quell’esperienza. Perché che cos'è poi il cibo, se non un’esperienza?


We got into the best restaurant in Bangkok according to the Lonely Planet Guide.
The first impression is to be in a place the tourism hasn’t been able to change yet: shouldn’t it be for the pictures of reviews on the walls, it would seem a common Thai restaurant.

Mila and I ordered a fried rice with crab, Nana a green curry and we got a crab omelet to share. The rice was amazing, the best I had tried in all my time in Thailand, but Nana’s green curry was incredible, something you would never want to finish. The fried rice is sauté rice with onion, crab’s flesh, green peas, carrots, eggs, some type of salad or herbs unknown to me and some equally unknown Thai sauce. Often, you can barely taste the crab, but this one, damn, you can taste it, smell it, and you feel how fresh it is. The same is for the omelet: crab is the main ingredient, which gives flavor and consistency to everything. But, maybe because I was coming out of a week in which I had 10 eggs, I felt the omelet a little heavy.
The green curry is made in so many different ways in Thailand: sometimes it is dry, sometimes it is a soup. This one was a spicy green curry soup with chicken, potatoes and other vegetables, with a side of rice. Sometimes, Thai “spicy” is too much, like you can’t even eat the food; that’s why one of the few expressions we learnt was “Mai pet”, no spicy, that translated to Thai people, it actually means spicy, but not too much. Here the level of spiciness was in perfect balance with the other flavors. In the same way, often, there are just few pieces of chicken in the green curry, or there is some weird part of it (in that case, it’s better not to ask what it is), but there, the quantity was perfect, and with a taste we looked for in all the green curries we had from there on.


An explosion of flavors, that don’t really belong to our culture, that’s why often it is difficult to relate a taste to an ingredient, because it might be a sauce, or a mix of sauces, that you cannot even find at home. And, on the one hand, this is the downside, but on the other the upside, to know that maybe you will not find that flavor anywhere but in your memory, remembering of that moment, of that day, of that experience.
Because, what is food, if not an experience?

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2 commenti

  1. avete un bellissimo modo di raccontare, sia tu, sia tua sorella: fate veramente desiderare di viaggiare, di vivere le vostre esperienze....

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    1. Grazie mille Diego per il tuo commento. Sapere di riuscire a trasmettere la propria passione con le parole è la cosa più gratificante per chi ama scrivere :)

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