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Best restaurant in Bangkok: Krua Apsorn
domenica, febbraio 21, 2016
English Version Below - Entriamo in
quello che Lonely Planet dice essere il migliore ristorante di Bangkok. La
prima impressione è quella di un posto che il turismo non è ancora riuscito a
cambiare: se non fosse per le foto di recensioni alle pareti sembrerebbe un
normalissimo ristorante thailandese.
Io e Mila
ordiniamo un fried rice con i granchi, Nana un green curry e poi una omelette
con i granchi da dividere tra tutte e tre. Il riso è ottimo, il migliore che abbia provato da
quando sono in Thailandia, ma il green curry di Nana è illegale, è una di quelle cose che non vorresti mai
finire.
Il fried rice è riso soffritto con cipolla, polpa di granchio, piselli, carote, uova, qualche foglia di insalata o erba a me sconosciuta e qualche salsa thailandese. Spesso capita che il granchio non si senta nemmeno, lì si sente, e si sente quanto sia fresco. La stessa cosa vale per l’omelette: il granchio è l’ingrediente principale, che dà sapore e sostanza al tutto. Ma, sarà che venivo da una settimana in cui avevo mangiato 10 uova, l’omelette mi è risultata un po’ pesante.
Il green curry
viene fatto in moltissimi modi differenti in Thailandia: a volte è asciutto, a volte è una
zuppa. Questo era una zuppa piccante di green curry con pollo, patate e altre
verdure accompagnata da riso. Il “piccante” thailandese spesso è troppo, a
livello che non si riesce nemmeno a mangiare: per questo una delle poche
espressioni che abbiamo imparato è “Mai Pet”, no piccante, che tradotto in
linguaggio comune è piccante, ma non troppo. Qui il livello di piccante era in
equilibrio perfetto con il resto dei sapori. Allo stesso modo, spesso, il pollo
nel green curry è pochissimo, oppure c’è qualche parte strana (in quel caso
meglio non chiedere neanche cos'è), ma lì era nella giusta quantità e con un
sapore che abbiamo cercato in tutti i green curry che abbiamo mangiato da lì in
poi.
Un’esplosione di
sapori, che non appartengono propriamente alla nostra cultura, per questo
spesso è difficile legare il gusto ad un ingrediente, perché magari è una
salsa, o un insieme di salse, che da noi non si trova nemmeno. E questo è da
una parte il brutto, ma dall'altra il bello, di sapere che probabilmente non
troverai mai quel gusto da nessun’altra parte, che lo puoi ritrovare solo nella
memoria, ricordandoti di quel momento, di quel giorno, di quell’esperienza.
Perché che cos'è poi il cibo, se non un’esperienza?
We got into the
best restaurant in Bangkok according to the Lonely Planet Guide.
The first impression is to be in a place the tourism
hasn’t been able to change yet: shouldn’t it be for the pictures of reviews on
the walls, it would seem a common Thai restaurant.
Mila and I ordered a fried rice with crab, Nana a
green curry and we got a crab omelet to share. The rice was amazing, the best I
had tried in all my time in Thailand, but Nana’s green curry was incredible,
something you would never want to finish. The fried rice is sauté rice with
onion, crab’s flesh, green peas, carrots, eggs, some type of salad or herbs
unknown to me and some equally unknown Thai sauce. Often, you can barely taste
the crab, but this one, damn, you can taste it, smell it, and you feel how
fresh it is. The same is for the omelet: crab is the main ingredient, which
gives flavor and consistency to everything. But, maybe because I was coming out
of a week in which I had 10 eggs, I felt the omelet a little heavy.
The green curry is made in so many different ways in
Thailand: sometimes it is dry, sometimes it is a soup. This one was a spicy
green curry soup with chicken, potatoes and other vegetables, with a side of
rice. Sometimes, Thai “spicy” is too much, like you can’t even eat the food; that’s
why one of the few expressions we learnt was “Mai pet”, no spicy, that
translated to Thai people, it actually means spicy, but not too much. Here the
level of spiciness was in perfect balance with the other flavors. In the same
way, often, there are just few pieces of chicken in the green curry, or there
is some weird part of it (in that case, it’s better not to ask what it is), but
there, the quantity was perfect, and with a taste we looked for in all the
green curries we had from there on.
An explosion of flavors, that don’t really belong to
our culture, that’s why often it is difficult to relate a taste to an
ingredient, because it might be a sauce, or a mix of sauces, that you cannot
even find at home. And, on the one hand, this is the downside, but on the other the upside, to know that maybe you will not find that flavor anywhere but in your memory, remembering of that moment, of that day, of that experience.
Because, what is food, if not an experience?
2 commenti
avete un bellissimo modo di raccontare, sia tu, sia tua sorella: fate veramente desiderare di viaggiare, di vivere le vostre esperienze....
RispondiEliminaGrazie mille Diego per il tuo commento. Sapere di riuscire a trasmettere la propria passione con le parole è la cosa più gratificante per chi ama scrivere :)
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