giovedì, settembre 29, 2016
Stopover in Paris
giovedì, settembre 29, 2016English Version Below - Come ho detto nell'articolo precedente, prima di andare a Barcellona ho fatto una sosta . Una sosta di 5...
English Version Below -
Come ho detto nell'articolo precedente, prima di andare a Barcellona ho fatto una sosta.
Una sosta di 5 giorni a Parigi, che non ha bisogno di descrizioni.
Qualche settimana prima, la mia futura scuola mi aveva proposto un lavoro di qualche giorno a Parigi, che sarebbe stato valido come parte del periodo di stage obbligatorio previsto dal mio programma di studi. Ovviamente le informazioni che mi sono state fornite per mail erano poche, ma la cosa non mi ha frenato, e dopo uno scambio di mail e un colloquio via Skype eccomi a bordo.
Il mio compito consisteva nel fare da "Italian ambassador" al Meeting dei retailer europei di Lexus organizzato a Parigi, a cui avrebbero partecipato 1200 delegati da vari paesi, europei e non.
In teoria avevo tutto chiaro, in pratica non avevo idea di cosa dovessi fare.
I primi due giorni sono stati pieni di meeting, conoscere i luoghi dell'evento, l'hotel in cui avrebbe soggiornato il gruppo di cui mi dovevo occupare (spedizione che mi ha permesso di fare un tour privato su una Lexus con tettuccio apribile in mezzo agli Champs Élysées) e i loro vari spostamenti. Tutto per arrivare il più pronti possibile al giorno dell'evento, il terzo giorno.
La giornata è cominciata presto (molto presto) ed è stata un correre da una parte all'altra continuamente. Portare gli ospiti all'hotel, fargli fare il check-in, aspettarli, portarli alla location dell'evento, accompagnarli nelle diverse attività organizzate e stare con loro fino alla cena, per poi riportarli all'hotel una volta finito lo spettacolo. 22 ORE IN PIEDI, di cui 9 sui tacchi, a correre da una parte all'altra, mangiando un pezzo di pane in tutta la giornata (perché hai rotto le calze mentre stavi andando a mangiare e devi tornare indietro a cambiarle), e con 5 ore di sonno alle spalle. Certo ero morta, ma felice. La soddisfazione di dire ce l'abbiamo fatta, vaffanculo, era difficile, era un casino, ma ce l'abbiamo fatta.
Riuscire in quello che fai, più difficile è, è una delle cose più gratificanti che esistano. E quando succede sul lavoro, lo è ancora di più.
La frenesia, la gente, gli orari pazzi, il lusso, gli imprevisti, sono quello che amo di questo lavoro. Perché io sono così. E questo lavoro, anche se breve, me l'ha confermato.
Parigi è sempre Parigi, magica e unica, punto di arrivo e di partenza per nuovi progetti e nuovi sogni.
As I said in the previous article, before going to Barcelona I did a stopover.
A 5-days stopover in Paris, which needs no description.
A few weeks before, my future school proposed me a few-days job in Paris, which could have been part of the period of internship compulsory for my program of study. Obviously the information I had been given in that mail was nothing, but that didn't stop me, and after an exchange of emails and a Skype interview here I was on board.
My job consisted in being the "Italian ambassador" for the Lexus European Retailers Meeting in Paris, in which would have taken part 1200 delegates from several countries, European and not.
In theory everything was clear, in practice I had no idea of what I had to do.
The first two days had been full of meetings, getting to know the venue and the other places of the event, the hotel where my group would have stayed (mission that allowed me to have a private tour on a convertible Lexus on the Champs Élysées) and their movements. Everything to get to the day of the event, the third day, as ready as possible.
The day began early (very early) and has been an uninterrupted run from a spot to the other. Bringing the guests to the hotel, checking-them-in, waiting for them, taking them to the Venue of the event, going along them to the different activities and stay with them until the dinner, then taking them back to the hotel once finished the show. 22 HOURS STANDING, 9 of which wearing high heels, running everywhere, eating a piece of bread in the all day (because you broke your tights while you were going to eat and you had to go back to change them), with 5 hours of sleep. Certainly I was dead, but happy. The satisfaction to say "we made it", "fuck off, it was hard, it was a mess, but we made it".
Succeed in what you do, especially when it is more difficult, is one of the most rewarding things. And when that happens in your job, it's even better.
The frenzy, the excitement, the people, the crazy hours, the luxury, the unexpected, is what I love the most in this job. Because I am like this. And that job, despite being short, gave me the demonstration.
Paris is always Paris, magic and unique, arrival and starting point for new projects and new dreams.
Una sosta di 5 giorni a Parigi, che non ha bisogno di descrizioni.
Qualche settimana prima, la mia futura scuola mi aveva proposto un lavoro di qualche giorno a Parigi, che sarebbe stato valido come parte del periodo di stage obbligatorio previsto dal mio programma di studi. Ovviamente le informazioni che mi sono state fornite per mail erano poche, ma la cosa non mi ha frenato, e dopo uno scambio di mail e un colloquio via Skype eccomi a bordo.
Il mio compito consisteva nel fare da "Italian ambassador" al Meeting dei retailer europei di Lexus organizzato a Parigi, a cui avrebbero partecipato 1200 delegati da vari paesi, europei e non.
In teoria avevo tutto chiaro, in pratica non avevo idea di cosa dovessi fare.
I primi due giorni sono stati pieni di meeting, conoscere i luoghi dell'evento, l'hotel in cui avrebbe soggiornato il gruppo di cui mi dovevo occupare (spedizione che mi ha permesso di fare un tour privato su una Lexus con tettuccio apribile in mezzo agli Champs Élysées) e i loro vari spostamenti. Tutto per arrivare il più pronti possibile al giorno dell'evento, il terzo giorno.
La giornata è cominciata presto (molto presto) ed è stata un correre da una parte all'altra continuamente. Portare gli ospiti all'hotel, fargli fare il check-in, aspettarli, portarli alla location dell'evento, accompagnarli nelle diverse attività organizzate e stare con loro fino alla cena, per poi riportarli all'hotel una volta finito lo spettacolo. 22 ORE IN PIEDI, di cui 9 sui tacchi, a correre da una parte all'altra, mangiando un pezzo di pane in tutta la giornata (perché hai rotto le calze mentre stavi andando a mangiare e devi tornare indietro a cambiarle), e con 5 ore di sonno alle spalle. Certo ero morta, ma felice. La soddisfazione di dire ce l'abbiamo fatta, vaffanculo, era difficile, era un casino, ma ce l'abbiamo fatta.
Riuscire in quello che fai, più difficile è, è una delle cose più gratificanti che esistano. E quando succede sul lavoro, lo è ancora di più.
La frenesia, la gente, gli orari pazzi, il lusso, gli imprevisti, sono quello che amo di questo lavoro. Perché io sono così. E questo lavoro, anche se breve, me l'ha confermato.
Parigi è sempre Parigi, magica e unica, punto di arrivo e di partenza per nuovi progetti e nuovi sogni.
As I said in the previous article, before going to Barcelona I did a stopover.
A 5-days stopover in Paris, which needs no description.
A few weeks before, my future school proposed me a few-days job in Paris, which could have been part of the period of internship compulsory for my program of study. Obviously the information I had been given in that mail was nothing, but that didn't stop me, and after an exchange of emails and a Skype interview here I was on board.
My job consisted in being the "Italian ambassador" for the Lexus European Retailers Meeting in Paris, in which would have taken part 1200 delegates from several countries, European and not.
In theory everything was clear, in practice I had no idea of what I had to do.
The first two days had been full of meetings, getting to know the venue and the other places of the event, the hotel where my group would have stayed (mission that allowed me to have a private tour on a convertible Lexus on the Champs Élysées) and their movements. Everything to get to the day of the event, the third day, as ready as possible.
The day began early (very early) and has been an uninterrupted run from a spot to the other. Bringing the guests to the hotel, checking-them-in, waiting for them, taking them to the Venue of the event, going along them to the different activities and stay with them until the dinner, then taking them back to the hotel once finished the show. 22 HOURS STANDING, 9 of which wearing high heels, running everywhere, eating a piece of bread in the all day (because you broke your tights while you were going to eat and you had to go back to change them), with 5 hours of sleep. Certainly I was dead, but happy. The satisfaction to say "we made it", "fuck off, it was hard, it was a mess, but we made it".
Succeed in what you do, especially when it is more difficult, is one of the most rewarding things. And when that happens in your job, it's even better.
The frenzy, the excitement, the people, the crazy hours, the luxury, the unexpected, is what I love the most in this job. Because I am like this. And that job, despite being short, gave me the demonstration.
Paris is always Paris, magic and unique, arrival and starting point for new projects and new dreams.